First Man - Il Primo Uomo
02.11.2018
Da sempre appassionata di astronomia, ma anche fan di Ryan Gosling e Damien Chazelle per via del film "La La Land", sono arrivata al cinema per vedere "First Man" carica di aspettative.
La scena iniziale è d'impatto, avvincente, riesce a coinvolgere immediatamente lo spettatore nonostante le riprese non siano del tutto stabili. Alla chiusura di questa scena carica di tensione c'è un totale stacco d'atmosfera e vediamo Neil Armstrong (Ryan Gosling) accanto alla figlia Karen, malata di tumore. Le riprese continuano ad avere un leggero tremolio, ci sono continui zoom sui due personaggi che rendono la scena un po' caotica.
Già dai primi minuti i dialoghi sono ben pochi, c'è un'aria pesante e vediamo un Armstrong nervoso, chiuso in sé stesso che si alterna fra casa e lavoro. Il funerale della figlia dovrebbe essere un momento di profonda tristezza ed empatia, ma il film è molto lento e non riesce a coinvolgere lo spettatore.
Il film continua senza seguire una trama precisa, si barcamena fra la vita privata di Armstrong e della propria famiglia, il lavoro e la selezione per il programma Gemini e la situazione storica appena accennata. Nessuno di questi argomenti viene approfondito abbastanza da poter essere considerato il filo conduttore del film, che lascia un senso di incompletezza nello spettatore.
Le riprese non sono mai stabili o pulite: fra l'effetto "pellicola antica" e le continue immagini tremanti, esse inducono un senso di nausea negli spettatori. Dopo la prima mezz'ora, il film non accenna a migliorare, ma soprattutto diventa quasi insostenibile il tremolio delle immagini.
Probabilmente girare il film in questo modo è stata una scelta stilistica per renderlo più realistico e vicino allo spettatore, ma non sortisce l'effetto sperato. Non c'è coinvolgimento.
Il carattere dei personaggi ed il legame fra loro non fuoriesce, ci sono dialoghi inutili e scene che dovrebbero essere spiegate meglio. La questione scientifica non è approfondita, la missione sulla Luna sembra addirittura avere poca importanza. Neil Armstrong viene dipinto come un uomo difficile, schivo, di cui non si capisce bene il rapporto con la famiglia: ci sono momenti in cui è giocoso e partecipe alla vita domestica, altri in cui sembra esterno ad essa. La questione della figlia Karen, di cui Neil porta il peso nel cuore, non viene fatta percepire in maniera corretta.
Il film migliora un po' sul finale, nel momento dell'allunaggio di Neil e Buzz: il silenzio rumoroso dello spazio, le immagini suggestive del nostro satellite naturale, la Terra vista da un'altra angolazione e il sottofondo delle vere voci del passato. Questa scena, però, arrivata dopo quasi due ore di film lento e poco coinvolgente, non è abbastanza suggestiva da riuscire a risollevare il film.
Infine, gli ultimi minuti, sono carichi di una sensazione d'ansia, di tristezza. Vediamo Neil che torna sulla Terra, ma non si riesce a captarne lo stato d'animo. Il film si chiude con una sorta di ricongiungimento fra Armstrong e la moglie Janette (Claire Foy) con la quale aveva rapporti un po' tesi.
Per essere un film intitolato "First Man" e acclamato da mesi dalla critica, non è stato soddisfacente: non trasmette nessuna sfaccettatura di quella che è stata una delle esperienze più importanti della storia.
Avendo precedentemente visto ed apprezzato film come "Il diritto di contare" (di Theodore Melfi), mi sento di dire che "First Man" sarebbe potuto essere sviluppato molto meglio, così da riuscire a trasmettere realmente agli spettatori in sala il sentimento straordinario che hanno provato i nostri antenati nel Luglio del 1969.
Nonostante sia stato selezionato al 75esimo Festival del Cinema di Venezia e definito «Il film migliore dell'anno», "First Man" è un film da cui mi aspettavo molto di più e mi dispiace dire che mi ha delusa su tutti i fronti: questa volta Damien Chazelle non è riuscito a far battere all'unisono i cuori degli spettatori.
Valeria Cristino - Il Caffè Netterario