Gente di Dublino: realistici racconti di realtà

24.06.2018

Perché raccontare delle storie normali di persone normali? James Joyce decise di descrivere questi episodi per denunciare l'oppressione creata ai cittadini dalle forze religiose, politiche, culturali ed economiche.

Gente di Dublino consiste in quindici storie brevi che trattano tutte di elementi ordinari, ma che parlano di situazioni umane e momenti di rivelazione morale, sociale o spirituale. Joyce suddivide questi racconti in quattro fasi: la prima riguarda l'infanzia, i racconti sono narrati in prima persona, la seconda riguarda l'adolescenza, da qui si comincia ad avere la terza persona, la terza la maturità e la quarta la vita pubblica. L'autore ambienta questi racconti a Dublino, perché egli ritiene che essa sia il centro della cosiddetta paralisi.

Ma cos'è la paralisi? Ciò che vuole rappresentare Joyce è sia fisico, derivante da forze esterne, che morale, dato dalle religioni, dalla politica e dalla cultura. I personaggi accettano la condizione in cui vivono perché non sono consapevoli della loro paralisi, o perché non hanno il coraggio di rompere le catene che li legano. Tutti gli abitanti di Dublino sono moralmente deboli, schiavi della loro famiglia e dalla loro cultura.

Joyce, però, non vuole parlare della paralisi in sé, bensì della sua rivelazione, del modo di venirne fuori. Ma anche semplicemente fuggire è fallimentare, perché è l'opposto della paralisi, ma comunque dettato dalla sensazione di essere imprigionati, che nessuno dei personaggi di Joyce riesce a sconfiggere.

Possiamo vedere questo tema, la fuga ed il fallimento di essa, nel racconto Eveline, appartenente alla sezione dell'adolescenza.

L'angoscia le fece venire la nausea mentre continuava a muovere le labbra in silenziosa fervente preghiera. Una campana le squillò sul cuore.

James Joyce - Eveline

La descrizione nelle storie è realistica ed estremamente concisa, anche se si nota un'abbondanza di dettagli esterni, anche i più inutili e deprimenti. L'aspetto che accomuna tutti i racconti è il momento dell'epifania, ossia l'improvvisa rivelazione dello spirito. Ciò è sempre causata da un semplice gesto o da una situazione banale, che spinge il personaggio in questione ad un'improvvisa consapevolezza riguardo ciò che lo circonda.

La trama delle singole storie, dunque, non è ciò che esse narrano, ma piuttosto la collezione di epifanie dei vari personaggi, ed il lettore viene guidato insieme ad essi al momento della rivelazione.

Ogni storia è narrata dal punto di vista di un personaggio e si alternano monologhi, discorsi diretti e flussi di pensieri. Il lessico utilizzato varia in base al contesto sociale di appartenenza del personaggio ed alla sua età.

Un discorso a parte merita il racconto I Morti, che, pur inserito nella parte della 'vita pubblica', è un po' il racconto principale di Gente di Dublino, in quanto riprende tutti i temi, ma è più elaborato. Infatti è uno dei racconti più lunghi della raccolta, ambientato in un tempo più lungo. 

L'epifania in questo racconto arriva al protagonista subito dopo una festa, quindi dopo che egli è stato incatenato dalle convenzioni sociali e dalle buone maniere. L'elemento sorprendente, però, è la presenza di una doppia epifania. La moglie del protagonista, infatti, dopo aver sentito cantare un'aria, viene messa davanti alla realtà, ad un ricordo doloroso sepolto. Questo evento scatena poi la seconda epifania, quella principale, che si rivela a Gabriel, il protagonista.

La sua anima si era accostata a quella regione dove dimorano le vaste schiere dei morti. Era cosciente, pure non riuscendo a percepirla, della loro esistenza capricciosa e guizzante.

James Joyce - I Morti

Il Caffè Netterario - Valeria Cristino

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