Il valore della bellezza: Dorian Gray

23.06.2018

Eterna bellezza, eterna giovinezza, eterna salute... Quanti vorrebbero avere queste caratteristiche? Cosa dareste per averle? Dorian Gray avrebbe donato la sua anima...

Il Ritratto di Dorian Gray, di Oscar Wilde, è narrato in terza persona: è utilizzata una prospettiva interna che rende più facile al lettore identificarsi con il personaggio.

I luoghi in cui si svolge il romanzo sono descritti minuziosamente, dando particolare rilievo alle sensazioni ed alle percezioni ed i personaggi rilevano il loro modo di essere attraverso ciò che dicono o come vengono definiti dagli altri.

Possiamo vedere l'attenzione per i dettagli già nella prima riga del primo capitolo, in cui viene descritto lo studio dell'artista Basil, citando l'odore della stanza e gli elementi salienti. Queste caratteristiche sono importanti per identificare il periodo artistico-letterario in cui si trova il romanzo: l'Estetismo.

L'elemento principale del romanzo, infatti, è senza dubbio la bellezza. Il Ritratto di Dorian Gray è profondamente allegorico, quasi una versione moderna del mito di Faust: Dorian, infatti cede la sua anima per poter restare nel suo stato di gioventù.

Il punto di svolta in cui il personaggio comprende che non resterà per sempre giovane è nel secondo capitolo, durante una conversazione con Lord Henry Wotton, il quale evidenzia tutti i piaceri e le possibilità date dalla bellezza e tutti gli inconvenienti dell'invecchiare. Dorian capisce dunque che non vuole perdere quel dono e da quel momento cede al male e dona la sua anima.

Il ritratto di Dorian, fatto da Basil, incarna tutto il male dell'anima del personaggio, è il suo doppio malvagio che egli tenta di dimenticare. Mentre Dorian resta giovane, il dipinto sopporta la vecchiaia ed i peccati del protagonista.

Come possiamo interpretare questa situazione? Nel Rinascimento vi era l'idea che le persone belle avessero una morale, mentre quelle brutte no.

In questo romanzo, però, il ritratto può essere visto come simbolo della malvagità della classe media dell'età Vittoriana, e Dorian, innocente e puro all'apparenza, è simbolo dell'ipocrisia dell'alta borghesia.

Il messaggio che però vuole dare Wilde, animato sostenitore dell'Estetismo, è del tutto differente. La conclusione stessa del romanzo porta il messaggio: l'arte sopravvive agli uomini, è eterna.

Ma diamo uno sguardo anche allo scrittore di questo romanzo

Oscar Wilde, nato a Dublino nel 1854, si distingue per la sua eccentricità. Diventa discepolo di Walter Pater, importante esponente dell'Estetismo e dell'ideale L'arte in nome dell'arte, e si presenta al mondo come un dandy: affascinante, saggio e con un modo stravagante di vestirsi.

Fece molti viaggi all'estero in cui tenne delle conferenze sui Preraffaelliti e sugli Esteti, sulla ricerca della bellezza, la scienza che studia un collegamento fra scultura, pittura e poesia, che sono parti diverse della stessa realtà.

Wilde diventa un grande oratore e saggio, la sua presenza agli eventi risulta importante ed appare nelle più importanti riviste londinesi.

Per esternare l'appartenenza all'Estetismo, le donne cominciarono ad indossare gigli e gli uomini ne appuntavano uno alla giacca.

Wilde scrisse molte storie brevi, alcune delle quali furono scritte per i suoi figli, ma il suo maggiore successo fu senza dubbio Il Ritratto di Dorian Gray. Dopo questo romanzo si interessò al teatro e produsse alcune opere, fra cui la celeberrima L'importanza di chiamarsi Ernesto.

Nel 1891, però, Wilde ha dei rapporti con un giovane uomo, Lord Alfred Douglas, e viene costretto ai lavori forzati per via di questi intrighi. Wilde fu pubblicamente accusato di omosessualità e, quando uscì dalla prigione, si trasferì in Francia, dove visse da emarginato e povero.

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