James Joyce

02.02.1882

James Joyce nacque nel 1882 a Dublino, fu educato in una scuola gesuita dove studiò francese, italiano e tedesco e la letteratura inglese. Si laureò in lingue moderne nel 1902. I movimenti di quel periodo, sia dal punto di vista politico che letterario, che avevano come obiettivo la divisione dell'Irlanda dal Regno Unito, non lo attrasse particolarmente. Joyce era interessato alla cultura straniera, infatti egli si sentiva più europeo che irlandese. Le sue opinioni erano in netto contrasto con quelle degli autori di quel periodo, infatti egli credeva che l'unico modo per risollevare la consapevolezza irlandese fosse quella di mostrare la vita in modo realistico e da una visione cosmopolita.

Joyce passò molto tempo a Parigi, ma fu riportato indietro dall'improvvisa mortale malattia della madre. Il 16 Giugno 1904 incontrò Nora Barnacle, cameriera ventenne, della quale si innamorò. La data del loro incontro è importante perché diventerà poi il giorno in cui si svolge l'Ulisse. Ad Ottobre dello stesso anno i due si trasferirono in Italia, dove Joyce cominciò ad insegnare inglese e divenne amico con Italo Svevo.

Ma gli anni in Italia furono difficili, infatti Joyce dovette combattere con difficoltà economiche e con gli editori, che non volevano pubblicare le sue opere perché contenenti oscenità. Proprio per questo, il primo dei suoi lavori ad apparire fu Musica da Camera (1907). Pubblicò poi Gente di Dublino (1914) e Ritratto di un Artista (1916), che lo fecero affermare come scrittore, ma, nonostante ciò, i problemi economici non finirono. Si spostò in Francia, dove nel 1922 concluse Ulisse, ma poi, con l'avanzare della Seconda Guerra Mondiale, si dovette trasferire nel territorio neutrale svizzero.

Come vediamo, dunque, Joyce va in una sorta di 'esilio volontario', ma ambienta egualmente tutti i suoi scritti in Irlanda, principalmente nella città di Dublino. Egli narra delle storie quotidiane, ma, insieme ad esse, entra anche nella mente dei personaggi mischiando così la realtà che lo circonda, con la mente.

Secondo Joyce, l'artista aveva il compito di rappresentare la realtà oggettivamente, per poter dare al lettore un'immagine vera di essa. Nei suo romanzi, infatti, non c'è il punto di vista dell'autore, ma più visuali date dai personaggi stessi.

Come inquadriamo, dunque, i romanzi di Joyce?

Ci troviamo sicuramente nel periodo del romanzo moderno, influenzato dalle teorie della psicoanalisi di Freud e dai nuovi studi di James e Bergson.

Gli scrittori hanno un nuovo ruolo rispetto al passato, infatti adesso devono fare da tramite fra due epoche differenti, separate dal cambiamento della popolazione inglese.

Le differenze importanti causate da questi cambiamenti, riguardano soprattutto lo stile narrativo. Infatti, le nuove idee di James introducono una visione del tempo e degli eventi vissuti come una sequenza di 'già' e 'non ancora', cosa che porta Bergson ad ampliare il discorso sul tempo distinguendone due differenti: il tempo storico ed il tempo psicologico.

Il tempo storico è quello scandito dal ticchettio degli orologi, quello esterno, uguale per tutti. Il tempo invece è interno e soggettivo, misurato dalle proprie emozioni e da come vengono percepito gli eventi dal singolo. Bergson suggerisce anche che un evento può essere misurato anche in base ai ricordi ed alle associazioni relative ad esso.

Quali sono i cambiamenti che troviamo Romanzo Moderno?

Nel romanzo moderno, dunque, la concezione temporale cambia radicalmente, quindi anche i temi su cui si sviluppano variano. Diventa importante l'analisi interiore del personaggio e i cosiddetti flussi di coscienza, determinati da lunghi periodi senza punteggiatura e senza un determinato filo logico. Non esite più, infatti, un narratore esterno, ma piuttosto due strati del narratore in prima persona: la narrazione esterna e quella interna del personaggio, che si miscelano senza un ordine ben preciso. Nel romanzo moderno, dunque, ci troviamo direttamente all'interno della mente del personaggio e leggiamo la storia ed anche i suoi pensieri. Un altro elemento che troviamo in questi romanzi, spesso confuso con il flusso di coscienza, la spiegazione di un fenomeno psichico, è il monologo interiore che è considerato come il fenomeno psichico stesso.

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