Come sempre ringrazio la Caravaggio Editore, non solo per avermi permesso di prendere questo romanzo, ma anche per l'opportunità di collaborare.
Purtroppo però devo dire che leggere "Le Sette Oscure Chiavi di Isidus" di Daniele Bortolato, mi ha quasi portata alla pazzia. Sono state non poche le occasioni in cui ho avuto la tentazione di smettere di leggere, motivo per cui ho impiegato così tanto a giungere alla fine.
Andiamo però con ordine, dividerò questa recensione, decisamente più lunga delle altre, in paragrafi che cercheranno di essere suddivisi in base all'ordine cronologico del libro. Premetto di aver letto l'ebook dall'app Kobo del mio smartphone, per cui non so a quanto corrisponda realmente la lunghezza delle pagine di cui parlerò.
Giusto il tempo... dell'incipit
Il libro comincia bene: narrazione in prima persona, una spiegazione - seppur criptica - della situazione della protagonista e dialoghi puliti anche se non troppo originali. Nulla da dire sul primo paio di pagine, ma dopo pochissimo si inizia con il declino. Parola dopo parola, riga dopo riga, si accumulano eventi improbabili e sconnessi fra loro. Circa alla ventesima pagina sono accaduti così tanti imprevisti, eventi orribili ed addirittura storie d'amore, che sembra di aver saltato dei capitoli interi.Uno dei problemi più grandi di questo libro è il tempo. Non è scandito il passare di giorni, tutto ciò che accade mette radici nella storia in poche righe. Non ci sono spiegazioni adeguate, non ci si sofferma sui sentimenti dei personaggi. In breve, non si riesce a metabolizzare nulla di ciò che si legge.
Per "salvare" un po' il tema "tempo" avrei una piccola critica a livello di impaginazione (ma leggendo in ebook nulla toglie che sia solo un problema del digitale): perché non lasciare una riga o mettere degli asterischi tra le frasi che si riferiscono a momenti diversi? Si eviterebbero dei passaggi inizialmente incomprensibili.
Purtroppo però questo problema sembra solo peggiorare con lo scorrere delle pagine, fino a diventare insostenibile e a tratti ridicolo.
«Qualcosa mi dice che qui d'ora in avanti non potremo più piantare nulla!»
Qualcuno mi insegue: vedo degli occhi rossi alle mie spalle.
Selena e Lenny: una storia così veloce che il fulmine non ha fatto in tempo a dare il colpo
Un esempio eclatante del problema tempo è proprio la "storia d'amore" fra la protagonista Selena e Lenny: comincia in modo assolutamente prevedibile, ma del tutto fuori luogo. Si incontrano per la prima volta a pagina 16 del primo capitolo.
Davanti a me si presenta un ragazzo coi capelli castani arruffati e un viso perfetto come non ne ho mai visti prima.[...] Giuro di non avere idea del motivo, ma istintivamente in questo istante gli salterei addosso per strappargli i vestiti e succhiargli il sangue dal petto.
Evito di aggiungere ulteriori commenti su questo primo incontro - anche se credo che i pensieri di Selena facciano piuttosto paura - per puntualizzare il fatto che, nel giro di poche righe, si scambino un bacio... ma sono praticamente sconosciuti!
Come ho già detto, capire lo scorrere del tempo di questo romanzo è praticamente impossibile.
A dimostrazione di ciò, a pagina 46 dello stesso capitolo la protagonista fa questo pensiero profondo:
La mia felicità nell'abbracciare colui che amo, per esempio, causa a catena la rabbia e la disapprovazione di chiunque detesti la nostra relazione. [...] Tuttavia, ciò che non cambia è che i sentimenti sono incontrollabili. E io amo Lenny ormai, non posso negarlo.
Lei e Lenny non si sono praticamente rivisti dal primo incontro. Non siamo neanche alla fine del primo capitolo e questa storia ha già sviluppato e concluso una moltitudine di sottotrame fra cui quella che sarebbe dovuta essere la parte romantica.
Vorrei evitare spoiler, però mi è praticamente impossibile parlare di questo punto senza dire esplicitamente qualcosa, quindi chi non volesse spoiler può passare al paragrafo successivo.
Nonostante l'inizio della storia romantica non sia il massimo, se possibile la fine è ancora peggiore.
Lenny impazzisce, non riesce a controllare ciò che lo possiede (forse) e che gli fa avere degli attacchi di aggressività. In uno di questi momenti però è Selena ad essere in pericolo: non sanno come fare per calmare Lenny... così uno dei ragazzi, che giustamente ha lasciato Selena da sola dopo aver visto che aveva bisogno d'aiuto, lo uccide. Con una pugnalata.
Questa situazione è magari importante ai fini della trama, però è affrontata in modo talmente superficiale che durante la lettura mi è venuto da ridere. Perché c'era bisogno di uccidere Lenny? Ma soprattutto, Johnny corre a prendere qualcosa per salvare Selena in armeria: le stanze sono molto vicine oppure è il ragazzo ad essere estremamente veloce. Sarebbe bastato un qualsiasi oggetto contundente presente nella stanza!
Per concludere questo paragrafo va specificato che dopo la morte di Lenny, Selena, che teoricamente ha appena perso l'amore della sua vita, non ha praticamente nessuna reazione...
Ma in che mondo vivete!?
Dopo molte pagine si capisce che il mondo in cui vivono i personaggi non è il nostro: se non ci fosse stata la spiegazione il lettore non lo avrebbe mai sospettato. Non ci sono elementi caratteristici o descrizioni di luoghi particolari. In questo mondo fantastico c'è addirittura la pizza a domicilio!
Capisco che la comparsa del fattorino possa essere relativamente utile alla trama, ma per rendere più appetibile l'ambientazione del romanzo non erano necessarie grandi invenzioni.C'era bisogno di presentare quella povera anima del fattorino? Avrebbe potuto consegnare un cibo sconosciuto dal nome strano, qualsiasi cosa, ma... la pizza!
Il luogo d'origine dei protagonisti, ovviamente, non è l'unico di questo pianeta. Pochi capitoli dopo, infatti, viene presentata una seconda ambientazione, che è leggermente più originale della precedente, anche se ricca di elementi a dir poco grotteschi.
Vorrei focalizzarmi poi sulla banalità in cui vengono inseriti i cambi di scena. I protagonisti arrivano ad Alphinia sulla loro nave volante e vengono accolti da, per così dire, problemi burocratici:
Per fortuna quando il loro capo si rende conto che proveniamo da Hentropis, ci rilascia subito perché siamo considerati troppo rozzi e primitivi per ragionare senza usare la forza. Che grande stima all'estero nei nostri confronti: fra poco racconteranno che viviamo ancora nelle grotte!
All'inizio ho criticato la pizza... ma questo passaggio è davvero nella top ten delle parti peggiori del romanzo!
L'ultima piccola critica in tema setting riguarda proprio la suddivisione del libro: perché mettere dei divisori con i nomi delle varie ambientazioni, se poi i vari punti di vista avvengono da luoghi differenti?
I vampiri non mi sono mai piaciuti... ora ho capito che non mi piaceranno mai
Nonostante generazioni intere venerino la saga di Twilight, personalmente i vampiri - e così anche gli zombie - hanno sempre fatto parte di una categoria di "esseri fantastici" che non mi hanno mai appassionata. La voglia di sangue, l'idea dell'uccidere esseri umani per nutrirsi non mi ispira granché (e probabilmente non è neanche una cosa tanto strana).
Ho sempre considerato queste creature più come delle macchiette senza anima, soprattutto perché sono spesso presenti in film di dubbia serietà.
Ciò non toglie però che possa esserci una storia con dei vampiri in grado di appassionarmi, anche se non credo che accadrà a breve.
Perché i vampiri compaiono sempre a caso? Sono forse dei "tappabuchi" quando mancano le idee per un fantasy?
In questo libro i vampiri sono i nemici: vanno uccisi prima che loro uccidano i buoni. Vecchia storia che funziona sempre, certo, ma perché devono essere per forza vampiri? Qual è il valore aggiunto?
La storia potrebbe funzionare allo stesso modo, soprattutto perché il loro "segno di riconoscimento" è prettamente il colore degli occhi in battaglia. Non vengono sfruttate le caratteristiche basilari dei vampiri, se non, oserei dire fortunatamente, succhiare il sangue.
Riguardo ai vampiri vorrei concludere con una citazione che probabilmente sarebbe perfetta anche nel paragrafo dei dialoghi.
«Allora la prego di perdonarmi, dottor Payne. O dovrei dire, signor vampiro?»
Questo non è un film. Ripeto. Questo non è un film.
Leggere libri con i capitoli troppo brevi non sempre mette a proprio agio il lettore, ma è di gran lunga peggio avere capitoli di tantissime pagine e molteplici punti di vista.
L'impostazione di questo romanzo fa parte della seconda categoria: capitoli enormi che cambiano personaggio narrante ogni poche righe. I vari sottotitoli che indicano i cambi di scena sono numerosissimi e sin troppo specifici.
Bisogna ricordare che non stiamo vedendo un film né tantomeno stiamo scrivendo un copione, quindi fare continui cambi di scena con personaggi narranti e location diverse, non è un punto di forza! Rende solo confusa la lettura ed appesantisce molto il capitolo.
Invece di inserire tutti i sottotitoli, l'autore avrebbe potuto fare un capitolo unico più breve cambiando punto di vista nei momenti in cui fosse necessario. Tra l'altro, anche con i vari titoli, risulta egualmente difficile capire di chi sia la voce narrante.
Quello che risulta più snervante è la lunghezza dei sottoparagrafi, che spesso non comprendono più di un paio di righe. L'impostazione di questo libro sembra piuttosto la visione d'insieme di un film: vari spezzoni di scene diverse che si intrecciano. Il problema però sta proprio alla base! Un libro per essere almeno leggibile dovrebbe avere una struttura canonica in grado di non sballottare il lettore da un luogo all'altro con continui cambi dei punti di vista.
Sì, Jennifer avrebbe potuto inglobare la parte del fattorino
Come in ogni romanzo che si rispetti, la protagonista ha una migliore amica. Fin qui tutto bene.
Jennifer, però, a cosa serve? Può essere considerata un espediente contorto per far conoscere Selena e Lenny. Forse è un ponte per far entrare nel gruppo armatori Michael ed Andrew (a questo proposito: la loro entrata fra gli armatori fa parte dei colpi di scena istantanei).
Jennifer è il personaggio caratterizzato peggio di tutti: non si parla della sua storia, non è parte del gruppo, la conosciamo solo per i suoi fidanzati.
I suoi fidanzati...
C'è un momento molto importante - sempre con i tempi velocissimi - in cui Jennifer riesce a capire di voler stare con Andrew e lui le chiede di sposarlo. Nonostante la scena sia improvvisa e di nessun impatto, resta comunque un evento importante per il personaggio. Soprattutto visto che poche righe dopo Andrew viene ucciso.
Come viene liquidato questo profondo lutto? Jennifer brucia il vestito che indossava quella sera e dice a Selena di uccidere i vampiri. Momento d'impatto? Certo, se non fosse che un capitolo dopo, Jennifer si è già profondamente innamorata di un tizio con il quale ha fatto un confusionario colloquio di lavoro.
«Ho paura di essermi innamorato di te.» Che frase insulsa. Vorrei veramente scomparire in questo istante. «Beh, se le cose stanno così, per me vale lo stesso.»
Volendo potremmo aggiungere che subito dopo l'uscita di questo nuovo fidanzato abbiamo già alcuni dei suoi punti di vista, mentre di altri personaggi apparentemente principali quasi dimentichiamo l'esistenza.
E poi, dulcis in fundo, il matrimonio. Pochi capitoli prima Jennifer avrebbe dovuto sposare Andrew, ma pochissimo dopo aver conosciuto il secondo fidanzato ecco che organizza le sue nozze! E che nozze... Questo matrimonio è una macchietta caotica all'interno del romanzo, si vede una forzata comicità nel fatto che Jennifer sia condotta da un mondo all'altro attraverso dei portali proprio durante le nozze.
Questo personaggio non è ben sviluppato, non ha praticamente motivo di esistere all'interno della storia nonostante negli ultimi capitoli sembri essere importante per Selena. Il rapporto fra le due ragazze, però, non è mai specificato o reso realistico (difetto che hanno un po' tutte le relazioni tra i personaggi, che vengono date per concrete in poche parole).
Lessico e dialoghi: l'esagerazione è negativa in bene ed in male
Chi ha letto le mie varie recensioni, forse ha notato che do' importanza al lessico ed ai dialoghi. Per scrivere un buon libro ovviamente non c'è bisogno di utilizzare un lessico forbito e profondo. Anzi, recentemente ho letto un libro scritto in maniera semplicissima con dialoghi abbastanza banali, ma egualmente un ottimo libro.
Tutto sta nel modo in cui viene presentato il romanzo.
In questo caso, però, troviamo delle parole dotte nei primi capitoli e ci ritroviamo subito dopo a leggere parole insulse come megapranzo o superraccomandato.
Perché non livellare tutto il romanzo bilanciando i vari eccessi? Credo che tutta la lettura migliorerebbe in maniera esponenziale.
Un altro punto importante sono i dialoghi spesso inconsistenti. I principali appartengono a nonno Ruphus, che forse nasce come personaggio comico, ma che risulta solo un'aggiunta non necessaria.
«Forte! C'è già un turista. Benvenuto a Ruphuslandia. Io sono Ruphus, il re da circa centodieci secondi credo. Il mio orologio si è fermato, ma se aspetti vado a prendere uno di quelli a cucù a forma di ancora. Quelli non si rompono mai! Beh, tranne quando succede. Te lo vendo a un prezzo da amico.»
Ma insomma... la trama qual è?
Ora, un romanzo con tutti questi difetti potrebbe essere salvato se avesse una trama intrigante e in grado di attirare il lettore. Peccato che, a mio parere, non sia questo il caso.
La trama è piuttosto banale ma costruita in modo alquanto contorto e non si comprende appieno. Ci sono delle leggende che si mescolano con la realtà, compaiono personaggi, mondi e poteri ad ogni passaggio rendendo il libro un caos infernale.
Inizialmente lo svolgimento della storia può risultare lineare e gradevole, ma si arriva a dei punti in cui ci sono così tanti elementi mischiati ed inutili che ci si smarrisce.
Gli eventi che accadono e i personaggi, poi, lasciano piuttosto a desiderare: perché tutta questa importanza alla cantante famosa? È un elemento grottesco!
E le chiavi? Dal titolo "Le sette oscure chiavi di Isidus" si presume che questi oggetti abbiano un'importanza fondamentale per lo svolgimento del romanzo, ma sono del tutto trascurate. Compaiono qua e là in alcune scene del romanzo, nominate dopo le morti dei vampiri, ma se devo essere sincera non ne ho compreso il vero valore. Non sarebbe stato opportuno spiegare meglio il ruolo delle chiavi ed il loro utilizzo?
Ad un certo punto ero così stremata dalla lettura che sono andata avanti ad inerzia, le riflessioni sui vari personaggi che compaiono e poi vengono uccisi in strani modi sarebbero molte, ma preferisco non rendere troppo pesante questo discorso.
Finalmente alla fine
Quando sono giunta al quattordicesimo capitolo ho notato una sorta di "corsa alla conclusione". Tutti i personaggi e gli elementi della storia convergono improvvisamente verso la fine del romanzo, che arriva frettolosamente e piuttosto fuori luogo.
Le rivelazioni finali purtroppo non hanno un effetto particolare sul lettore, lasciano anzi un po' di insoddisfazione: le ultime pagine sono un insieme di delucidazioni e piani frettolosi (veloci anche per gli standard temporali del romanzo) ed il lieto fine praticamente non si nota.
Insomma, giungere all'ultima pagina per me è stato davvero un grandissimo sforzo soprattutto perché ho sperato fino alla fine (letteralmente) in un miglioramento che purtroppo non è giunto.
Conclusioni
Probabilmente questa recensione è stata troppo polemica e mirata, però credo che l'onestà in questi casi sia molto importante. Ovviamente tutto ciò che ho detto non è al solo scopo di criticare il libro, anzi, questo articolo è stato un work in progress: scritto man mano che saltavano all'occhio i vari dettagli problematici. Ho modificato molti punti su cui ho avuto maggiori delucidazioni andando avanti col romanzo... insomma, ogni riga è stata ben pesata e valutata. Come probabilmente avrete notato ho cercato di rendere in qualche modo giocosa questa recensione, proprio per non rendere pesante la critica.
Purtroppo la mia idea è che non tutti possano essere scrittori: far nascere un libro non è solo questione di mettere delle parole in ordine e comporre delle frasi.Scrivere un libro è un'arte. Bisogna saper creare dei personaggi con uno spessore d'animo reale, avere una trama precisa e saperla trasmettere al lettore, insomma, riuscire a produrre la magia del libro, ma soprattutto di trasmettere qualcosa al lettore.
Essere scrittori è un lavoro: esattamente come non tutti possono essere dottori o avvocati o meccanici o quale che sia il mestiere, così non tutti possono definirsi "autori".
Per concludere, credo che leggere questo libro in qualche modo sia stata un'esperienza, ma soprattutto spero che voi possiate reputare istruttiva (e costruttiva) la mia recensione.
Se avete letto questo romanzo e non condividete la mia opinione ovviamente fatemelo sapere nei commenti! Se invece non lo conoscevate, perché non provarlo? Magari la vostra impressione sarà totalmente diversa dalla mia. Dopotutto si sa: De gustibus non disputandum est!
Valeria Cristino - Il Caffè Netterario