"The Help" di Kathryn Stockett: un libro intenso che lascia il segno

23.07.2023
La verità. Sa di fresco, come uno spruzzo d'acqua sul corpo caldo e appiccicoso che spegne un calore che mi brucia da sempre. "La verità" ripeto di nuovo nella mia testa, per provare ancora quella sensazione.

Quando un paio di anni fa ho comprato questo romanzo e l'ho messo sullo scaffale, non avevo idea di cosa aspettarmi. Più o meno avevo letto la quarta di copertina, ma non mi ero informata più di tanto. Il mese scorso, poi, finalmente ho deciso di leggerlo e mi sono pentita di non averlo fatto quel giorno di tanti anni fa. The Help è un romanzo che mi ha conquistata, nonostante parli di cose difficili e leggerlo fa un po' male.

È l'estate del 1962 quando Eugenia "Skeeter" Phelan torna a vivere in famiglia a Jackson, in Mississippi, dopo aver frequentato l'università lontano da casa. Skeeter è molto diversa dalle sue amiche di un tempo, già sposate e perfettamente inserite in un modello di vita borghese, e sogna in segreto di diventare scrittrice. Aibileen è una domestica di colore. Saggia e materna, ha allevato amorevolmente uno dopo l'altro diciassette bambini bianchi, facendo le veci delle loro madri spesso assenti. Ma il destino è stato crudele con lei, portandole via il suo unico figlio. Minny è la sua migliore amica. Bassa, grassa, con un marito violento e una piccola tribù di figli, è con ogni probabilità la donna più sfacciata e insolente di tutto il Mississippi. Cuoca straordinaria, non sa però tenere a freno la lingua e viene licenziata di continuo. Sono gli anni in cui Bob Dylan inizia a testimoniare con le sue canzoni la protesta nascente, e il colore della pelle è ancora un ostacolo insormontabile. Nonostante ciò, Skeeter, Aibileen e Minny si ritrovano a lavorare segretamente a un progetto comune che le esporrà a gravi rischi. Il profondo Sud degli Stati Uniti fa da cornice a questa opera prima che ruota intorno ai sentimenti, all'amicizia e alla forza che può scaturire dal sostegno reciproco. 

Ma andiamo con ordine, partiamo dalla scrittura che ho trovato semplicemente magnifica. Da quando ho aperto la prima pagina non sono riuscita a staccarmene, così da divorarlo in un paio di giorni, nonostante la mole. Ho trovato efficace e davvero perfetta la narrazione dai punti di vista dei differenti personaggi, perché mi ha permesso di entrare in empatia con tutte le protagoniste. Ogni sottotrama è caratterizzata perfettamente, lo stile di narrazione varia insieme ai caratteri dei personaggi di cui si racconta la storia.

Un romanzo corale, con tanta tristezza e ingiustizia a fare da sfondo comune, tratteggiata su un panorama di una cittadina nel Sud degli Stati Uniti. Fra eventi mondani, circoli per le donne ricche del paese, quello di cui parla il libro è ciò che nessuno vuole vedere. Le donne di colore al servizio delle bianche, trattate con superficialità e arroganza, indegne anche di usare lo stesso bagno.

Aibileen, una delle protagoniste, nella vita ha allevato tanti bambini bianchi: li ama, li cura, li accudisce al posto delle loro stesse madri troppo impegnate per ascoltare i figli, poi li guarda crescere e diventare loro stessi gli adulti. Troppo presi dalla vita, dal successo, nascosti dalle barriere che la società impone fra bianchi e neri. C'è un abisso fra l'infanzia e le risate innocenti e l'età adulta, in cui dimenticano il volto di chi li ha fatti giocare e diventano i padroni incuranti.

La piccolina ha gli occhi stretti. Sta studiando qualcosa. Le tocco la guancia. "Tutto bene piccolina?"
"Mae Mo cattiva" dice.

Lo dice come se fosse un dato di fatto, e io sento una fitta al cuore per il dispiacere. [...] "Tu sei una bambina gentile." [...] Prima che io le dica un'altra cosa, lei si mette a rincorrere il povero cane per il cortile e ride, e allora io mi chiedo cosa succederebbe se tutti i giorni le dicessi qualcosa di bello.

Sono tante le voci che leggiamo in questo romanzo, ogni donna di cui si parla ha una storia di soprusi. Fra la vita lavorativa piena di insidie perché un bianco potrebbe decidere di rovinar loro la reputazione senza motivo, lasciandole senza lavoro e senza soldi, e la vita domestica spesso dolorosa. C'è Minny con un marito alcolizzato e violento, che nonostante tutto non può sfuggire dalla sua realtà, perché altrimenti nessuno la aiuterebbe.

In questo romanzo, però, c'è anche un po' di luce, di speranza che qualcosa un giorno possa cambiare, che un giorno i bianchi si accorgano di non essere davvero migliori dei neri. E quella speranza arriva con Skipper, la ragazza bianca che cerca la verità sulla sua domestica scomparsa, che ricorda con amore la sua infanzia e si accorge della crudeltà delle persone attorno a lei. Skipper vuole parlare dei diritti negati alle persone di colore, vuole raccontare la loro storia, vuole fare qualcosa. Ed è così che comincia un cambiamento. Se le donne di colore cominciassero a parlare della verità?

"Quindi lei vuole mettere in luce un aspetto che non è mai stato preso in considerazione" ha commentato Missus Stein."Sì, perché non se ne parla mai… Non si parla mai di niente qui da noi."

Nonostante io abbia amato profondamente questa lettura che mi ha rapita e mi ha fatta soffrire per alcune cose, per tutto il romanzo si percepisce un sentimento d'angoscia perché si aspetta la conseguenza a tutta la rivoluzione segreta messa in atto. Ho aspettato il cambiamento, il risultato, la catastrofe, il clamore che avrebbe dovuto provocare questo gesto di ribellione per tutta la durata della lettura. Però non è successo nulla.

Lo scopo della loro storia è cercare di comprendere come si sentissero le donne nere al servizio delle donne bianche e con vivessero la loro quotidianità ricca di impedimenti e dispiaceri. Ci sarebbe dovuto essere un cambiamento, qualcosa avrebbe dovuto smuoversi, invece non è stato così. Tutto si è risolto in silenzio, con un finale giusto per ogni personaggio, ma senza clamore.

E allora cosa vuole dirci davvero il romanzo? Che ci sono persone buone e persone cattive? Che c'è chi apre gli occhi e chi invece si ostina a tenerli chiusi? Purtroppo mi è sembrato - così come mi erano sembrati anche Pomodori Verdi Fritti di Fannie Flagg e Il buio oltre la siepe di Harper Lee - un libro che nel suo splendore dalla narrazione perfetta e la sua profondità, parli di cose importanti senza però arrivare a un punto chiaro.

Ma il fatto è che mi piace raccontare le mie storie: mi da l'impressione di poter cambiare le cose. Quando esco di lì, il blocco di cemento che ho nel petto si è sciolto, liquefatto, e per qualche giorno riesco a respirare meglio.

In conclusione, questa lettura io l'ho amata dal profondo del cuore, un libro che terrò stretto nei miei ricordi e che mi ha coinvolta moltissimo, nonostante non mi abbia dato la fine che aspettavo.

Se lo consiglio? Assolutamente sì, perché penso che sia uno di quei libri che meritano di essere letti da tutti, perché ogni tanto c'è bisogno di ricordare il passato per evitare di fare gli stessi errori nel presente.

Vale - Il Caffè Netterario

Il Caffè Netterario: un caffè letterario... in rete!
Tutti i diritti riservati 2018
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia