"Vorrei che fossi qui" di Jodi Picoult: fra dolore, realtà e riscoperta di sé
Quando ho preso in mano questo romanzo, non sapevo bene cosa aspettarmi. Dalla trama avevo capito che l'ambientazione era attuale: la storia infatti si svolge all'inizio del 2020, poco prima che il mondo si fermasse per il Coronavirus.
La vita di Diana O'Toole scorre su binari sicuri: si sposerà entro i trent'anni, avrà figli entro i trentacinque e dalla caotica New York si trasferirà in una tranquilla villetta nei sobborghi, il tutto facendo carriera nello spietato mondo delle aste d'arte. È sicura che il suo fidanzato Finn, specializzando in Chirurgia, le farà la proposta di matrimonio durante la fuga romantica alle Galápagos che hanno organizzato, pochi giorni prima del suo trentesimo compleanno. Giusto in tempo. Ma un virus che sembrava lontanissimo compare all'improvviso in città e, alla vigilia della partenza, Finn le dà una brutta notizia: non può assentarsi dall'ospedale. Così, a malincuore, Diana decide di partire senza di lui: chi rinuncerebbe alla prospettiva di una spiaggia assolata su un'isola esotica? Ben presto, però, si ritrova in completa solitudine in un luogo remoto, e quella che doveva essere una vacanza da sogno si trasforma in un incubo. Ma a volte c'è bisogno che vada tutto storto perché alla fine tutto si risolva nel migliore dei modi...
Ho sempre un po' di timore nel leggere storie così vicine a me, alla mia realtà attuale, perché penso di trovare delle note stonate in ciò che viene raccontato o di aver vissuto l'esperienza in maniera così diversa da non potermi immergere nella storia. La scrittura di Jodi Picoult però mi ha fatta ricredere, grazie a una narrazione semplicemente perfetta mi sono ritrovata incastrata fra le pagine di questo romanzo che parla di attualità in maniera così naturale amalgamando all'interno delle frasi neologismi e proprietà di linguaggio.
La storia è subito interessante e comprendere le difficoltà di Diana, la protagonista, e il suo scetticismo nei confronti di questa malattia di cui nessuno riesce a comprendere molto, non è difficile. Si crea subito un'intesa con lei, che delinea la sua realtà in netto contrasto con quella di Finn, il suo fidanzato medico, che le racconta l'altra faccia della medaglia, il dolore a cui deve assistere.
La prima parte del romanzo ci porta ai confini del mondo, in un viaggio sconsiderato alle Galapagos dove restiamo bloccati sull'isola di Isabela insieme a Diana, isolati dal mondo che ha chiuso le porte. Mentre tutto cambia per colpa della pandemia, Diana si ritrova a dover vivere fianco a fianco con i nativi dell'isola, imparando ad apprezzare la semplicità della vita e ritrovando dentro di sé quei desideri repressi che aveva lasciato dormire negli anni.
Fu così che imparai che il mondo può cambiare da momento all'altro; che la vita non è mai qualcosa di assoluto, ma sempre una scommessa.
Vorrei che fossi qui - Jodi Picoult
L'immagine idilliaca del paradiso terrestre di Isabela, con i suoi paesaggi perfettamente descritti dall'autrice, con le esplorazioni e la fauna marina così selvaggia e splendida, viene spesso spezzata dalla realtà brusca raccontata attraverso le email di Finn, rimasto a New York.
Ho letto con molti brividi le lettere di Finn e i racconti di ciò che accadeva negli ospedali nel periodo del Covid, così come ho visto con occhio esterno quanto fosse grottesca l'immagine di noi esseri umani che tentavamo di combattere i nostri demoni e la malattia stessa sbattendo padelle, sfornando dolci e sentendoci un tutt'uno attraverso i social, mentre delle persone perdevano la vita o la rischiavano ogni giorno stando a contatto con il virus e i suoi effetti.
Ci sono già tantissime persone che hanno perso qualcuno, che non vedranno mai più quel sorrisetto, non aggiusteranno più quel ciuffo ribelle, non piangeranno più su quella spalla che sapeva di casa; che avranno sempre sotto gli occhi quel posto vuoto, ogni matrimonio, ogni compleanno, ogni mattina che fanno colazione.
Vorrei che fossi qui - Jodi Picoult
Ed è proprio questo che viviamo attraverso Finn e Diana, il contrasto fra la lotta per la sopravvivenza e la lotta interiore. Se con Diana esploriamo le meraviglie delle Galapagos e ci immergiamo nella vita locale, Finn ci riporta con i piedi per terra, a quelle notizie che ascoltavamo al telegiornale, a quelle testimonianze che ci spaventavano tanto.
Durante la prima parte del romanzo, nonostante fosse una lettura molto interessante, non riuscivo a capire dove sarebbe andata a parare la storia: avevo davvero paura che si rivelasse banale. Ma per fortuna non è stato così, perché con l'inizio della seconda parte la storia diventa ancora più profonda e sconvolgente.
Ho apprezzato molto come vengono gestite le varie rivelazioni e i temi delicati affrontati in questo romanzo, ma in particolar modo ho vissuto il rapporto tormentato fra Diana e sua madre. Ho avuto le lacrime agli occhi molte volte durante la lettura, era da molto tempo che un libro non mi scuoteva così tanto.
Ho apprezzato molto anche il finale, nonostante mi abbia lasciato un po' di amaro in bocca perché non mi trovo totalmente d'accordo con le scelte fatte dalla protagonista.
Insomma, se state cercando una storia intensa, realistica, attuale e scritta davvero bene, non posso fare a meno di consigliarvi questa lettura. Fidatevi, non ve ne pentirete.
Ultimo, ma non da ultimo: non trovate che la copertina di questo romanzo sia meravigliosa? Io me ne sono innamorata dalla prima volta che ho visto questo libro!
E come sempre, vi aspetto nei commenti sotto al post di Instagram per parlarne insieme!
Vale - Il Caffè Netterario
