Vox

15.11.2022

Questo romanzo mi ha delusa davvero tantissimo. Ho riunito in sette punti la mia delusione, ve li lascio qui!


🍝 𝑪𝒍𝒊𝒄𝒉é 𝒔𝒖𝒈𝒍𝒊 𝒊𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂𝒏𝒊.


Dal secondo capitolo fino alle ultime parole del romanzo, l'autrice non perde occasione per sottolineare che gli italiani, in realtà, sono fatti di Napoli, gesti e pizza.

La protagonista è di famiglia italiana, ma la situazione viene sfruttata solo per aggiungere frasi fatte, stereotipi e... Jean che diventa... Gianna!

Tolto il fatto che viene esplicitamente spiegata una circostanza in cui due donne scoperte a comunicare in maniera non-verbale vengono punite, perché rimarcare costantemente il fatto che 'le donne italiane avrebbero gesticolato'? Sarebbero state punite, semplice, perché continuare a ripeterlo?


💯 𝑳𝒊𝒎𝒊𝒕𝒆 𝒅𝒊 100 𝒑𝒂𝒓𝒐𝒍𝒆 𝒓𝒂𝒈𝒈𝒊𝒖𝒏𝒕𝒐. 


Wow frase a effetto nella quarta di copertina: "Sei donna? Allora solo 100 parole al giorno".

Intrigante, non trovate? Senza dubbio è un'idea che fa storcere il naso, che fa arrabbiare: chi vorrebbe avere un limite di parole giornaliero (soprattutto per persone logorroiche come me...)?

Questa situazione distopica, che dovrebbe essere il fulcro del romanzo, dura forse per 1/3 della storia (a esagerare). La protagonista, così come la maggior parte delle donne di cui si parla, si libera di questo impedimento sin da subito e la questione delle 100 parole resta in secondo piano.

Ma allora come faccio a immedesimarmi e a soffrire questo limite, se ognuno ha un modo per aggirarlo?


♀️𝑭𝒆𝒎𝒎𝒊𝒏𝒊𝒔𝒎𝒐 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒊𝒗𝒐-𝒂𝒈𝒈𝒓𝒆𝒔𝒔𝒊𝒗𝒐. 


L'autrice non perde occasione per descrivere situazioni estreme che pongono il lettore di fronte a una scelta: odiare i personaggi maschili o odiare i personaggi maschili.

Vogliamo parlare di loro? Gli uomini presenti nel romanzo sono praticamente delle maschere: a ognuno il proprio aspetto negativo da impersonare fedelmente, senza un minimo di tridimensionalità. Ci sono gli inetti, i cattivi maschilisti, i sottomessi, gli estremisti, il padre-padrone... L'autrice non ha dimenticato nessuno stereotipo di genere, su questo non c'è dubbio.

E a proposito di questo: vogliamo parlare della frase più ridicola del libro? (In realtà è in lista per la top 3, perché di frasi ridicole ce ne sono troppe)

"Nel laboratorio c'è un televisore, uno schermo piatto grande come un campo da football. Una dimensione ragionevole -rifletto-, visto che di solito un uomo compra una TV del genere per passare i weekend a guardare altri uomini che danno calci ad un pezzo di cotenna di maiale su un prato artificiale."

(P.S. Solo io per leggere l'ultimo immenso periodo ad alta voce devo diventare Eminem?)

Comunque, dopo aver letto questo estratto, sfido chiunque a contraddirmi.

Tralasciando la perifrasi infinita ed inutile per dire 'calcio' e al contempo sminuire lo sport stesso, che bisogno c'è di demonizzare anche un mega schermo televisivo? Perché alle donne fa schifo avere un televisore da 100 pollici per guardarsi le loro amate serie tv strappalacrime? (Scherzo, scherzo: è una provocazione volontaria, non odiatemi)


🐑 𝑨𝒄𝒄𝒆𝒕𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒕𝒓𝒂𝒅𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐. 


Questo punto è strettamente connesso al precedente. A proposito di personaggi senza personalità, il primo in classifica è senza dubbio il marito di Jean, Patrick.

Un uomo sostanzialmente inutile che fino ai primi capitoli potremmo anche ignorare per la sua inconsistenza: sottomesso al governo, quasi assente nella vita familiare, ecc. Bene, perché ho detto solo per i primi capitoli? Perché poi entra in scena l'amante: Lorenzo, il macho napoletano con cui Jean tradisce il marito.

Dal momento che la nostra protagonista è bigama -non sia mai togliere la libertà di amare a una donna sposata, gente!- il lettore deve in qualche modo accettare di buon grado il fatto che Jean tradisca il marito. Quindi cosa succede? Il povero sciocco Patrick di punto in bianco diventa uno stronzo maschilista che siamo portati a odiare. 

Ah, Jean, hai fatto davvero bene a tradirlo, Lorenzo sì che è l'uomo perfetto.


🦧𝑷𝒓𝒐𝒕𝒂𝒈𝒐𝒏𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒊𝒏𝒖𝒕𝒊𝒍𝒆. 


Jean, Gianna... Chiamatela come vi pare, ma avete presente quei personaggi con cui non riuscite a immedesimarvi? Quei personaggi che agiscono senza motivo, che hanno come scopo solo il raggiungimento dei propri interessi? Quei personaggi egoisti che prendono in considerazione l'idea di scappare con l'amante in situazioni estreme e lasciare la famiglia (e i propri figli!) sotto un governo dittatoriale? Ecco la descrizione perfetta della protagonista di questo romanzo.

Jean per tutto il tempo fa solo ciò che le passa per la testa senza ponderare le sue decisioni: è una madre di famiglia, ha una figlia piccola che è costretta a crescere sotto un regime dittatoriale e la sua vita sta crollando poco a poco.

Ma che cosa importa a Jean, finché può salvarsi la pellaccia -magari portandosi anche Lorenzo- lei è felice. No, dai... Sto esagerando! Dopotutto la nostra SuperWoman italo-americana salverà tutti e si cucirà un finale su misura per le sue esigenze, non disperate.

Per coloro che hanno avuto da ridire su Katniss di Hunger Games, sappiate che lei, rispetto a Jean, è davvero una leader, altruista, cosciente ed intraprendente.


📉 𝑻𝒓𝒂𝒎𝒂 𝒇𝒍𝒐𝒑. 


Diciamocela tutta, dai, i presupposti per scrivere un bel romanzo c'erano: trama, ambientazione, età dei protagonisti appropriata alle loro azioni.

È una situazione che potrebbe accadere realmente? Sì, potenzialmente sì, non è pura fantascienza. Il fatto che le donne possano ritrovarsi sottomesse, senza diritto di voto o addirittura di parola è plausibile (dopotutto, la storia si ripete, seppur con mezzi differenti).

Il problema è che i discorsi '100 parole per le donne' e 'regime dittatoriale' vengono tralasciati dopo quasi duecento pagine lente e quasi superflue in cui accade poco e niente, per essere sostituiti da una ricerca sull'afasia di Wernicke.

Che dire, non voglio essere pesante, ma a me è sembrata una cavolata assurda. Il finale poi...


 ⏩ 𝓒𝓸𝓷𝓬𝓵𝓾𝓼𝓲𝓸𝓷𝓲 𝓪𝓯𝓯𝓻𝓮𝓽𝓽𝓪𝓽𝓮


Dopo troppe, veramente troppe pagine, la situazione disastrosa si risolve con una tale confusione, che se dovessi spiegarvi il finale del romanzo, non ci riuscirei.

Cerco di evitare spoiler, ma voi impegnatevi a immaginare questi tizi che di punto in bianco decidono di fare un'operazione delicatissima al cervello di un uomo -con tanto di 'rimuoviamo una parte di cranio, poi la ricuciamo'- senza avere gli strumenti adatti. E be' ovviamente ci riescono senza fare danni. Capisco la fantascienza, ma davvero a questi livelli?

Altro motivo per cui rimanere perplessi, poi, è l'ennesima conferma del fatto che i personaggi siano inconsistenti: tutti voltafaccia. Se tutta questa gente aveva intenzione di ribellarsi, non si sarebbe potuta trovare un'organizzazione migliore? O magari è stata Gianna che ha mandato tutto all'aria con le sue azioni senza filo logico?

Io, dopo tutto questo discorso, giungo alle conclusioni: se mi fossi impegnata davvero questa recensione sarebbe almeno di tre pagine, ma freno volontariamente i miei sproloqui. Per favore, se avete letto questo Vox e l'avete apprezzato, aiutatemi a trovare dei punti positivi.


P.S. Punto extra per chi non si è stancato di leggere critiche.

Ad un certo punto del romanzo la cara autrice, decide di aggiungere la mazzata finale alla storia. Cosa fa?

Vox-ception: compare Vox, fra le pagine di Vox.

No, dai, non è possibile. Sì, giuro, l'ha fatto, Nostradamus e i Maya non sono nulla in confronto.

Vi lascio l'estratto, godetevelo. Ah, ovviamente quando tutto accadrà ricordatevi che Vox l'aveva previsto.

"Leggi questo libro. Ne parlano tutti. Tutti quanti."

Ho preso il libro. "È un romanzo. Lo sai che non leggo romanzi." [...]

"Leggi almeno la quarta di copertina"

L'ho fatto. "Una cosa del genere non potrebbe succedere mai. Mai. Le donne non lo permetterebbero."

"È facile dirlo, adesso."

Valeria Cristino

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